LGBTI: l’acronimo dell’inclusione

dott.ssa S. Salvaneschi

LGBTI è l’acronimo che si utilizza per indicare l’appartenenza di una persona alla vasta comunità Lesbica, Gay, Bisessuale, Transessuale/Transgender e Intersessuale. Prima di cominciare, faccio una breve premessa. Per il nome del nostro sito – Bussole LGBT – abbiamo scelto di non inserire la lettera “I” dopo attenta riflessione perché, nonostante le forti implicazioni sul piano psicologico e, eventualmente, dell’identità di genere, l’intersessualità è l’unica condizione riconducibile ad una primaria componente organica. Nonostante questa scelta, dal momento che in Italia si parla ancora poco di questa tematica, con una conseguente carenza di dati di ricerca in merito, ci impegniamo, come professionisti, ad approfondire il tema.

Inoltre, a volte possono essere aggiunte le lettere “Q” (Queer) e “A” (Asessuale). Inizialmente usato come termine dispregiativo, Queer designa oggi coloro che sentono di non appartenere a categorie precostituite e dicotomiche, come omosessuale/eterosessuale o maschile/femminile. Le persone asessuali, invece, rivendicano la possibilità di non avere attrazione sessuale nei confronti degli altri, in modo indipendente da caratteristiche psicologiche o da qualsiasi credo religioso e spirituale.

La sigla LGBTI è divenuta di uso sempre più comune a partire dai primi anni ’90 del secolo scorso, quando le persone con orientamento sessuale ed espressione della sessualità non-eterosessuale, iniziarono ad unirsi a formare un fronte compatto per vedersi riconosciuto non più solo il diritto alla libera espressione della propria identità sessuale, ma anche per l’ottenimento dei diritti civili al pari delle coppie eterosessuali. Ognuna di queste lettere pertanto, non descrive solo l’appartenenza ad un dato orientamento sessuale o identità di genere, ma è metaforicamente rappresentativa anche di decenni di lotte per rivendicare il diritto di poter essere se stessi in ogni ambito della propria esistenza.

Vediamo, in breve, il significato di ogni simbolo grafico:

  • la lettera L indica le donne lesbiche, ovvero quelle che sono affettivamente e sessualmente attratte da persone del loro stesso sesso;
  • la lettera G dell’acronimo definisce gli uomini gay, cioè coloro che sono affettivamente e sessualmente attratti da altri uomini;
  • B sta per bisessuale: si tratta di persone che sono attratte affettivamente e sessualmente sia da uomini che donne;
  • T indica le persone transessuali, ovvero quelle per cui il sesso biologico differisce dall’identità di genere: questo comporta che, ad esempio, una persona di genere maschile, si senta a disagio nel proprio corpo e da un punto di vista psicologico, sociale e identitario si senta di appartenere al genere femminile. Tra queste persone è molto frequente che venga iniziato un percorso di transizione dal sesso biologico a quello cui sentono di appartenere intimamente;
  • infine, la lettera I, designa le persone intersessuali, ovvero quelle persone che, fin dalla nascita, e per uno sviluppo atipico dei caratteri sessuali, presentano caratteristiche biologiche non facilmente attribuibili ad uno dei due sessi.

La comunità LGBTI ha scelto, come rappresentativa del proprio acronimo, la bandiera arcobaleno: esso è infatti il sinonimo di pace e armonia e sta ad indicare, fin dagli anni ’70, l’orgoglio gay.  Originariamente dipinta da Gilbert Baker in occasione del Gay Pride di San Francisco del 1978, utilizzando otto colori  (rosa – sessualità, rosso – vita, arancione – salute, giallo – luce del sole, verde – natura, turchese – magia, blu – serenità, viola – spirito), negli anni immediatamente successivi, per motivi commerciali e di reperibilità di alcuni colori di stoffa, venne ridotta a sei, ottenendo così la bandiera come la conosciamo oggi (con i colori: rosso, arancio, giallo, blu, turchese e viola). Come dicevo inizialmente, la sigla LGBT è stata coniata ed ha cominciato a diffondersi universalmente solo da una trentina d’anni, anche se i differenti orientamenti sessuali sono da sempre una realtà e sono stati culturalmente e socialmente trattati in modi differenti a seconda delle epoche storiche e delle idee culturali, sociali, politiche e religiose vigenti in ogni differente periodo storico. Fino agli anni ’60 del secolo scorso, non vi era una terminologia generalmente utilizzata per indicare le persone omosessuali, se non attraverso vocaboli che potevano assumere addirittura un tono dispregiativo. Con la rivoluzione sessuale, a partire dagli Stati Uniti, il termine omosessuale venne sostituito con “gay”, mentre un decennio circa più tardi, le lesbiche forgiarono la propria identità particolare rivendicando gli stessi diritti degli uomini e fu in questo contesto che anche questo secondo termine divenne di uso più comune. A questi primi movimenti fecero seguito quelli delle persone bisessuali, transgender e intersessuali che cercavano il proprio riconoscimento come facenti parte di una comunità più estesa. Possiamo allora concludere che questo acronimo si distingue per il carattere di inclusività di differenti categorie accomunate dalle discriminazioni subite e dal comune desiderio di rivendicazione dei propri diritti di poter manifestare apertamente il proprio orientamento sessuale e identità di genere, vedendosi riconosciuti, all’interno della coppia, gli stessi diritti delle unioni eterosessuali.

1 thoughts on “LGBTI: l’acronimo dell’inclusione”

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *